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il femminismo in Francia

il femminismo in Francia da << Il femminismo nel pensiero politico. Un saggio di storia dimenticata>> di Katiuscia Giubilei

I primi accenni del femminismo in Europa

capitolo III continua

In Francia le donne del popolo acclamano la Regina Maria Antonietta

Liberté, égalité, fraternité anche per la donna?

I primi movimenti francesi

Il femminismo in Francia. I primi movimenti significativi sulla posizione sociale della donna, cominciarono a prendere piede solo a partire dalla Rivoluzione del 1789. Principale artefice degli episodi di rivendicazione fu Olympe de Gouges (pseudonimo di Marie Gouze, 1748-1793), autrice della prima “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” (1791), dedicata alla regina Maria Antonietta, ritenuta oppressa non meno delle altre.

Vedova a soli 16 anni, Olympe de Gouges si trasferì giovanissima a Parigi, dove firmò lavori teatrali, di matrice antischiavista e anticlericale, oltre ad un romanzo epistolare dal titolo “Le Prince Philosophe”. Coinvolta dal clima rivoluzionario, partecipò, attraverso la scrittura e l’organizzazione di società femministe, alle idee di uguaglianza sociale. Ma nonostante questo, il suo impegno politico-femminista non fu mai ben tollerato dalle fazioni rivoluzionarie, maschiliste anch’esse, a tal punto che la de Gouges criticò apertamente il regime sanguinario di Robespierre, fino ad accusarlo di assassinio.

Lei, repubblicana convinta, si offrì come difensore del re durante il processo davanti alla Convenzione Nazionale ma, processata a sua volta, venne ghigliottinata nel novembre del 1793, confermando, per uno strano gioco ironico del destino, le famose parole (proprio sue) “l’unico diritto concesso alle donne dalla Rivoluzione è quello di ascendere al patibolo”.

La sua “Dichiarazione” segue, articolo per articolo, quella più famosa dei diritti dell’uomo e del cittadino e, con un indirizzo alla regina, scevro del deferente tipico della corte, esordisce con le parole  “Il mio scopo è parlarvi francamente, Signora”, per poi continuare testimoniando la propria fedeltà alla Corona e invitando la sovrana ad impegnarsi come madre e come moglie, in difesa dei diritti delle donne e richiedendo la costituzione di una Assemblea Nazionale, capace di riconoscere la rappresentanza di madri, figlie e sorelle.

“Se le donne possono salire al patibolo – scrisse – possono salire anche sulla tribuna politica”.

L’intento della “Dichiarazione” fu quello di rendere consapevole il “sesso debole” dei propri diritti negati e chiederne la reintegrazione e la valutazione di cittadine a tutti gli effetti.

“La donna nasce libera e resta uguale all’uomo nei diritti (art .1); i diritti naturali sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e soprattutto la resistenza all’oppressione (art.2); tutte le cittadine devono essere ammesse ad ogni dignità, posto e impiego pubblici secondo le loro capacità e senza altre distinzioni che quelle della loro virtù e dei loro talenti (art.6); la donna deve poter esprimere liberamente i suoi pensieri e le sue opinioni (art. 11)”.

Oltre ad Olympe, le rivoluzionarie tutte si invaghirono della libertà, così come ci si invaghisce di una speranza. Amavano la fede nascente nel nuovo avvenire, che prometteva gioie e parità. Dimenticarono ogni forma di legame, il matrimonio religioso si ridusse ad un labile ricordo mentre il divorzio liberava dal vincolo coniugale, affermando la libera unione.

Le donne (così come anche molti uomini) del tempo si ispirarono a Jean Jacques Rousseau, onorando la natura, si sentirono liberate dai legami e dai pregiudizi, frequentarono teatri, balli e luoghi di divertimento, a tal punto che, nel gennaio 1789, quando la speranza di una rigenerazione generale coinvolse tutto il Paese, anche le donne, che si riconoscevano parte del terzo stato,  rivolsero una pubblica petizione al re, denunciando la loro esclusione dall’Assemblea Nazionale.

Dopo la caduta della Bastiglia del 14 luglio 1789, si recarono in massa, quasi tutti i giorni, a rendere grazie alla patrona di Parigi, Santa Genoveffa, finché il 5 ottobre si fermarono davanti alla reggia e richiamarono a gran voce la regina Maria Antonietta, che si affacciò, dialogò con alcune di loro e concluse l’incontro acclamata con rispetto.

Sitografia

www.aforisticamente.com/2015/02/12/frasi-citazioni-e-aforismi-sulla-rivoluzione

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“La libertà che guida il popolo”, olio su tela (1830) Eugene Delacroix

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“Presa della Bastiglia”, dipinto (1789) Jean-Pierre Houël 

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Parlare con l’autore del libro che si sta leggendo è davvero un privilegio, ed eccomi qui con l’autrice Katiuscia Giubilei che mi racconta…

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